Su un camion che percorre strade straniere, una telecamera inquadra in soggettiva le grandi mani e il volto scavato – sembra quello di un attore francese degli anni ’40 – di un uomo al volante; al di là del finestrino, sullo sfondo, una fila di montagne, in una giornata senza sole; poi, dallo specchietto incrinato, si intravede, seduta a fianco del guidatore, una donna, vestita di bianco; anzi, la telecamera la sfiora passando in panoramica dall’interno all’esterno, e scopre il viso di una ragazza serena, allegra, innocente.
Così conosciamo Pippa Bacca nel documentario “La sposa” di Joel Curtiz prodotto dalla società italiana Sciara, la francese Le Fresnoy e da Rai Educational dove lo abbiamo trasmesso per l’8 marzo su Rai Storia e la scorsa estate su Rai Tre.
Giuseppina Pasqualino di Marineo, nome d’arte Pippa Bacca, muore in Turchia, in primavera, nel 2008, durante un suo viaggio performance in autostop, che ha come meta finale Gerusalemme. E’ partita da Milano l’8 marzo, e il 31 viene assassinata da un uomo che le aveva dato un passaggio e che le usa violenza prima di strangolarla.
“Vogliamo dimostrare che ci si può affidare al prossimo, che dando fiducia si riceve solo bene” spiega ai giornalisti, mentre si pavoneggia un po’ nel ricco abito bianco che si è fatta cucire per l’occasione, in un lavoro di preparazione che è durato mesi, per un’idea che lei coltiva da anni: portare un messaggio di pace nei paesi violati dalla guerra, trafitti da quella violenza quotidiana che trova nelle donne e nei bambini le vittime naturali e predestinate.
A loro, Pippa dedica un gesto di partecipazione e di rispetto che esprime con la lavanda dei piedi alle levatrici, alle donne, cioè, che partecipano della nascita, della gioia, della speranza.
La mamma di Pippa, intervistata da Curtiz, arriva a vedere nel delitto “un mezzo che il buon Dio ha mandato per dare voce al suo progetto”; Alda Merini “un gesto di suprema follia, quella dei santi, credo”.
“Io non credo nella bontà della gente, ho già sperimentato troppo dolore”, sono alcuni versi di una poesia che Alda ha dedicato a Pasqualina.
Abito bianco
per andare a nozze con la tua morte
e con quella di noi tutti
Ti sei vestita di bianco
ma siccome la tua anima mi sente
ti vorrei dire che la morte
non ha la faccia della violenza
ma che è come un sospiro di madre
che viene a prenderti dalla culla
con mano leggera
Non so cosa dirti
io non credo nella
bontà della gente
ho già sperimentato tanto dolore
ma è come se vedessi la mia anima
vestita a nozze
che scappa dal mondo
per non gridare
Mentre ascoltiamo questi versi dalla voce di Alda Merini, nel film di Curtiz, scorrono le immagini di una vasca da bagno e di un vestito bianco diventato nero per il lungo cammino, che Pippa amorevolmente lava, chinata sulla vasca da bagno di una casa in Bulgaria, una delle tappe del suo viaggio, prima di prendere la strada della Turchia dove a Gebze incontrerà il suo assassino.
Filma e documenta con la sua telecamera, le donne di questa famiglia bulgara, fa cantare le bambine, risponde al telefono con tranquilla fermezza: “Così mi fai spendere tanti soldi – dice al suo interlocutore – chiamami tra un mese e mezzo in Italia”.
Le ultime immagini della telecamera ritrovata dalla polizia turca, raccontano la festa di nozze di una sua sconosciuta sorella vestita di bianco, che balla stretta allo sposo, al suono della fisarmonica, nel vicolo di una delle tante insensate periferie del mondo.
Il viaggio di Pippa può continuare nel cuore di chi non la dimentica.
25 novembre: giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
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